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Premio Ilaria Alpi: i vincitori della diciottesima edizione

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Il sovraffollamento delle carceri, gli ultimi criminali nazisti, l’Ilva di Taranto, i traffici di uomini e di rifiuti tossici, la camorra e la sacra corona unita. Sono di network stranieri e di televisioni locali, di web-tv e di emittenti nazionali, i video vincitori della diciottesima edizione del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi, la manifestazione promossa a Riccione dall’associazione Ilaria Alpi in memoria della reporter del Tg3 uccisa nel 1994 a Mogadiscio insieme all’operatore Miran Hrovatin. "Elemento comune dei lavori premiati è un esercizio del giornalismo che non ha più differenze tra emittenti locali, nazionali e web, è giornalismo punto e basta, vero giornalismo" spiega Luca Ajroldi, una vita alla Rai come inviato di guerra, caporedattore agli esteri e vicedirettore del Tg2, quindi direttore del tg di Tmc e della testata online Il Journal, da sempre nella giuria del Premio Ilaria Alpi fino a diventarne il vicepresidente. "Qualche differenza, naturalmente, c’è nel linguaggio, nelle tecniche di realizzazione visiva, nella costruzione del racconto." – continua – "In questa messe di video di alto livello qualitativo e di grande interesse giornalistico, il lavoro della giuria è stato difficile, quasi doloroso, tutti i finalisti sarebbero stati degni di una menzione". Il premio al miglior servizio da tg va a Giulio De Gennaro del Tg5, autore di una Caccia ai nazisti che si conclude con un’intervista a Werner Bruss, il responsabile dell’eccidio di sant’Anna di Stazzema. Emilio Casalini di Report vince invece la sezione miglior reportage breve (sotto i quindici minuti) con "Spazzatour: il viaggio andata e ritorno dei rifiuti tossici", che partono dall’Italia, arrivano in Cina dove vengono lavorati e riutilizzati nella fabbricazione di giocattoli, che infine tornano “nelle mani dei nostri figli”. C’è la vita di detenuti e agenti all’interno dei penitenziari italiani in "Fratelli e Sorelle. Storie di carcere" di Barbara Cupisti, il documentario andato in onda su Rai Tre (è una produzione Clipper Media in collaborazione con Rai Teche e Rai Cinema) che si aggiudica il premio per il miglior reportage lungo. Sulle condizioni dei penitenziari italiani è anche "Il carcere di San Vittore", il servizio di Alessandro Hielscher del Tg2, vincitore del premio Miran Hrovatin riservato ai tele-cineoperatori: il suo è un racconto per immagini all’interno del penitenziario milanese. Emiliano Bos e Paul Nicol della Radiotelevisione Svizzera sono i vincitore del premio al miglior reportage internazionale. Il loro "Mare Deserto" è una storia di immigrazione e disperazione: un gommone alla deriva per 15 giorni, 63 morti e l’indifferenza delle forze Nato di pattuglia sul Mediterraneo. Puglia protagonista della categoria miglior servizio di televisioni locali e regionali, con Lucia Portolano della salentina Telerama, che con "Mesagne e la Scu" si lancia sulle tracce della sacra corona unita. Per la nuova sezione miglior servizio delle web-tv vincono, a pari merito, Attilio Bolzoni con "I nuovi signori di Sabaudia", un’inchiesta realizzata per Repubblica.it che racconta le infiltrazioni camorristiche nell’Agro Pontino, e il lavoro di Claudio Papaianni e Andrea Postiglione del sito dell’Espresso dal titolo "Il bacio del padrino": durante la Festa dei Gigli nel quartiere Barra, i boss arrivano su una Rolls Royce bianca, in un tripudio di palloncini, musica e applausi. È invece inedito "Kome un palloncino", il video di Massimiliano Cocozza sull’eroica lotta delle persone affette dalle malattie neoplastiche, che vincendo il premio IA Doc Rai si guadagna la messa in onda su Doc3 (Rai 3) e su Rainews. Per il premio della critica, assegnato da una giuria composta da Paolo Ojetti (Il Fatto Quotidiano), Riccardo Bocca (l’Espresso), Alessandra Comazzi (La Stampa), Antonio Dipollina (La Repubblica), Francesco Specchia (Libero), Maurizio Turrioni (Famiglia Cristiana) e Mirella Poggialini (TV Sorrisi e Canzoni), vincono Alessandro Sortino e Lorenzo De Giorgi di Piazza Pulita con "Schiavi del lavoro", un’inchiesta girata a Taranto, città divisa tra salute e lavoro, dove la gente deve scegliere “se morire di fame o morire di cancro”. Per il terzo anno consecutivo, un premio speciale UniCredit sarà conferito a Hanadi Zahlout e Yara Bader, due giornaliste e attiviste siriane che si sono distinte per il valore e il coraggio con cui hanno denunciato le violenze del regime di Assad. Il premio speciale al francese Paul Moreira di Prèmieres Lignes, che in "Toxic Somalia: l’autre piraterie" (un reportage andato in onda sull’emittente franco-tedesca Arte), ha intervistato i pirati somali (che accusano l’Occidente di sversare nelle loro acque rifiuti tossici) e dcumentato l’aumento di infezioni e malattie (triplicate in 20 anni), seguendo la strada aperta da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il premio alla carriera, conferito dal Premio Ilaria Alpi insieme alla Fondazione Unipolis, va invece a Nuccio Fava, uno dei protagonisti del giornalismo italiano e il solo ad avere diretto sia Tg1 sia Tg3. "Nuccio Fava si racconta come un giornalista per caso" – scrive la giuria – "Prima diretta tv l’invasione di Praga, prima direzione mancata quando si oppose al direttore P2 Franco Colombo (lasciando il passo ad Emilio Fede), prima direzione reale al Tg1 dall’87 al ’90, sino a quando dette ascolto a Roberto Morrione ed Ennio Remondino e mise in onda l’ormai famosa inchiesta Cia-P2. Cacciato. Stigmate da uomo di servizio pubblico col giornalismo come strumento di crescita civile. E insiste a crederci".

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