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Note di refia del film "V.I.T.R.I.O.L."

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La scarsa attenzione mediatica nell’affrontare tematiche come l’esoterismo e l’alchimia, è stato uno dei punti da cui partire per affrontare un’opera tanto complessa quanto ambiziosa. Una sprone, offerta dal dato oggettivo che tali informazioni di valore storico così importante fossero, se non messe al bando, quasi occultate, da un dato parziale che ha sempre osteggiato costumi e culture su cui si basa la formazione storica del capoluogo campano. Napoli come culla delle cerimonie e di riti d’un tempo vicino che ha visto scemare l’attenzione della sua gente per queste tipologie di esercizi solo nell’ultimo secolo del secondo millennio. A nostro modo è sembrato giusto in relazione con un interesse per la tematica esoterica che sta rinascendo proprio in questi ultimi anni, rispolverare i “miti” del fiume Sebeto, la teoria della terra cava, gli scritti di Giustiniano Lebano e di Lytton, le figure di Giuliano Kremmerz e dell’inglese Blavantsky, fino ad arrivare ad un elemento di vanto e spessore culturale che troppe volte viene accantonato quando si offre una panoramica sugli elementi di indiscusso peso culturale partenopeo, il cristo velato e il suo autore, il principe di San Severo. I più potrebbero vedere difficile l’immissione di contenuti storico-artistico talmente alti all’interno di un’opera prima che soprattutto non coincide con i classici stili più facenti a tale tema, quale per esempio il documentario. Ma è qui che il nostro lavoro favorisce l’elemento intrattenimento, misto a sperimentazione pura, tramite l’utilizzo di una tecnica di sceneggiatura, che orienta lo spettatore su tre livelli narrativi di comunicazione. Il primo puramente filmico dove la ricostruzione della realtà è accurata ed il filmico vince sull’iper reale. Un secondo livello dove la realtà inizia a scalzare la finzione, portato avanti tramite una soggettiva che espleti il compito di immedesimare lo spettatore nel vissuto dei protagonisti. Un terzo offerto dalla ricostruzioni amatoriali della vicenda, garanti di una verità che trasuda dalla cercata mancanza di metrica e leggi di ripresa filmica, in netto contrasto con la qualità palesata negli altri due livelli di comunicazione, le quali poi, per ovvie ragioni pubblicitarie, verranno spacciate come reali. In conclusione un apparente ricerca documentaristica filtrata da vari livelli di comunicazione cinematografica, offrendo una panoramica su un mondo nascosto dalle invidiabili note culturali. Il tutto con una troupe che tocca un’età media bassissima, vicina ai ventotto anni, tutti giovani professionisti con una gran voglia di dimostrare di poter offrire davvero tanto alla cinematografia nostrana. Francesco Afro De Falco e Giovanni Mazzitelli

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