Negli ultimi mesi ci siamo abituati a vedere qualche film italiano "remake" di successi internazionali: prima "Benvenuti al Sud", versione tricolore del francese "Giù al Nord" di Dany Boon, che si appresta a tornare al cinema con il seguito (originale) "Benvenuti al Nord". C'è poi stato a Venezia il caso di "Cose dell'altro mondo", ispirato all'americano "Un giorno senza messicani" di Sergio Arau.
Ora la tendenza per il 2012 sembra essere quella di tradurre sullo schermo libri di successo di autori internazionali: chi va sul classico come Gianni Amelio, che ha puntato su Camus per il suo "Il primo uomo", chi sceglie autori tradizionalmente molto amati dal cinema (è il caso di Lucio Pellegrini che ha trasposto il racconto "E' nata una star?" di Nick Hornby) e chi punta su autori più "raffinati", come Roberto Faenza (il libro scelto è "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron).
Una "moda" abbastanza recente e inedita, che apre per il nostro cinema prospettive interessanti. In questo panorama rischiano di apparire "originali" le scelte di Matteo Rovere, Rocco Mortelliti o Stefano Sollima, che basano i loro nuovi film ("Gli sfiorati", "La scomparsa di Patò" e "ACAB") su testi italiani come quelli di Sandro Veronesi, Andrea Camilleri e Carlo Bonini.
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