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Ritorna il Rebeccu Film Festival tra città contemporanee e nuove prospettive con una mano tesa verso la legalità

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Solo opere, nessun ospite, molte novità in vista. E una mano tesa verso la legalità. Il Rebeccu Film Festival ritorna il 25 e 26 agosto 2012 nella piccola frazione di Bonorva con un solo abitante, per proseguire il percorso iniziato lo scorso anno con il ciclo "Urbanscope": il cinema come indagine sulla realtà urbana contemporanea. Poiché la stessa Bonorva ha visto sconvolta la sua quotidianità dopo le minacce di morte al sindaco, il Festival abbraccerà l'azione pacifica che l'Amministrazione comunale sta portando avanti, inaugurando la sua sesta edizione nella tenuta Mariani, il luogo scelto dal sindaco Giammario Senes come nuova sede delle attività comunali proprio per contrastare chi agisce in assenza di regole. Qui sarà proiettato il primo film del Festival, ("SansSoleil" di Chris Marker, sabato 25 alle 18:00), e idealmente qui prende forma il primo degli impegni che il festival si assume a partire da quest'anno. Subito dopo, il RFF ritorna a Rebeccu per gli appuntamenti serali. La sesta edizione si concentra ancora una volta sul buon cinema invisibile – quello che difficilmente trova distribuzione nelle sale – insieme a piccoli capolavori già entrati nella storia del cinema. Così come si conferma un altro appuntamento diventato di casa a Rebeccu: il concerto al tramonto sul Belvedere, quest'anno declinato al femminile con il duo Nuance: un'arpa e una voce sul filo del jazz. Il minuscolo borgo disabitato si trasforma ancora nello specchio dei luoghi, a partire dagli "Spazi Ritrovati", ciclo pomeridiano di film d'autore che si confrontano con spazi urbani e umani. Aprirà questa edizione "SansSoleil" di Chris Marker (sabato 25 alle 18:00 nella Tenuta Mariani), un omaggio al regista, pioniere del cinema d'essai, scomparso solo pochi giorni fa. Il ciclo prosegue con "Porto della mia infanzia" (domenica 26 alle 18:00 nella sala dell'Ostello di Rebeccu), dove il regista Manoel De Oliveira racconta i luoghi della sua infanzia a Oporto. È invece un territorio reinventato, per sopravvivenza, quello che Marco Bertozzi ricostruisce in "Profughi a Cinecittà" (sabato 25 alle 21:30), dove i sopravvissuti ricordano gli anni dell'occupazione nazista in cui la cittadella del cinema divenne un rifugio. A seguire, il documentario di Guido Lombardi e Anna Lajolo, "Tristan de Cunha, l'isola in capo al mondo", sull'isola del sud Atlantico. Domenica sera, la musica: prima con il concerto al tramonto (alle 19:30) del duo composto da Elisabetta Antonini (voce) e Marcella Carboni (arpa elettroacustica). Il loro progetto Nuance è un gioco di sfumature e rimandi che abbraccia il jazz e la canzone, le sonorità classiche e l’improvvisazione. Subito dopo, un gioiello come "The Underground Orchestra" di Heddy Honigman (alle 21:30), girato a Parigi tra la metropolitana e i marciapiedi, al seguito di musicisti di strada scappati dai propri paesi in conflitto. Un'altra prospettiva per riflettere sui luoghi è nelle fotografie di Daniela Neri: la mostra "Al di là del mare" (in collaborazione con l'associazione Giovanni Tedde) inquadra ciò che resta delle coste del Tamil Nadu (a sudest dell'Unione indiana) dopo lo tsunami del 2004. Tutt'altro obiettivo per Stefano Marras, presenza fissa del RFF con il suo "Portraits", l'archivio fotografico dei volti del festival. Oltre a lui ritornano anche il Borgo dei bambini, per intrattenere i più piccoli; l'aperitivo al tramonto (sabato) e l'immancabile cena rebecchese su prenotazione al ristorante Su Lumarzu. Se tante sono le conferme, altrettanti sono i cambiamenti che il RFF vedrà da quest'anno. Come molte iniziative culturali dell'isola, anche questa piccola realtà ha dovuto fare — letteralmente — i conti con i tagli. Questa edizione, sul punto di essere cancellata fino a pochi giorni fa, resiste (con una giornata in meno rispetto alle precedenti edizioni) grazie all'unico contributo che non è mai venuto a mancare, quello del Comune di Bonorva. E all'opera dei tanti volontari che si sono messi al lavoro. Una puntualizzazione che non vuole essere vittimistica, ma che anzi punta a lanciare un (ennesimo) allarme sull'abbandono in cui versa il mondo culturale in Sardegna, e che soprattutto quest'estate ha costretto molte ottime manifestazioni a chiudere i battenti. È anche per questo motivo che l'Associazione Rebeccu Film Festival ha deciso di rimettere in discussione l'idea stessa di festival. Nel modo più drastico: riducendo il RFF alla sua essenza, ovvero a punto di incontro e riflessione per gli amanti del cinema. Nessun ospite, nessun intervento. Solo opere senza i propri padri. Se ci sarà una riflessione aperta sarà quella che nascerà spontaneamente dal pubblico. Smontando la macchina-festival, che sempre più spesso in Italia sembra avere più spazio dei suoi stessi contenuti, il RFF vuole rimettere a fuoco l'immagine sul grande schermo e, più in generale, sull'offerta culturale effettiva, senza adagiarsi sulla presenza di nomi di richiamo. Ma questo è solo un primo passo verso una trasformazione del RFF in un punto di riferimento costante per la vita culturale della zona, con iniziative durante tutto l'anno.

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