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Note di regia de "L'Intervallo"

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"L’intervallo" è il mio primo film di “finzione”, finora avevo realizzato film documentari, ma anche in questo lavoro mi è rimasta intatta la curiosità nei confronti del reale come dimensione inesauribile di ispirazione, la fiducia nelle sue infinite possibilità narrative. Perciò, anche in questo film, ho iniziato come nel documentario ad osservare e ad ascoltare a lungo. Con Maurizio Braucci e Mariangela Barbanente, i due sceneggiatori, abbiamo incontrato e frequentato a lungo degli adolescenti, andando nei loro luoghi di ritrovo e parlando e ascoltandoli molto. Quando abbiamo iniziato a scrivere ci è apparso subito chiaro che avremmo dovuto pensare la sceneggiatura in modo da lasciare poi spazio agli attori affinché arricchissero i caratteri e le vicende con il loro vissuto; consideravamo la sceneggiatura una sorta di canovaccio, preciso, ma sufficientemente aperto. Benché il film fosse pensato per essere recitato in stretto dialetto napoletano la sceneggiatura è stata scritta in italiano, per lasciare poi agli attori -in fase di preparazione- il compito di tradurla e di adattarla a sé. Per rendere possibile ciò, ho deciso già dall’inizio che i due attori principali sarebbero stati dei non professionisti. La preparazione e la ricerca degli attori è stata lunga. Attraverso scuole ed associazioni di educatori, ho incontrato circa 200 adolescenti di quartieri popolari napoletani e, con l’aiuto di Antonio Calone ed Alessandra Cutolo, ne ho selezionati una dozzina, più o meno 6 coppie di possibili protagonisti del film. Abbiamo lavorato con questi ragazzi per oltre tre mesi senza mai mettere mano alla sceneggiatura. Si è creato un bel gruppo e, tra noi adulti, già dall’inizio lamentavamo che la scelta finale avrebbe implicato l’esclusione della maggior parte dei selezionati. Di ciò con i ragazzi ne parlavamo spesso ma tutti ci ribadivano che per loro si trattava di un’esperienza utile e bella indipendentemente dall’esito. Solo quando ormai le scelte si erano ristrette a due coppie, abbiamo iniziato a lavorare sulla sceneggiatura. In questa fase abbiamo anche tradotto in napoletano i dialoghi, raccogliendo le suggestioni degli attori che penso li abbiano arricchiti e resi più aderenti al loro mondo. Durante questo lungo laboratorio si trattava di individuare non solo i più bravi e abbinabili tra loro, ma anche coloro che sarebbero stati in grado di assumersi l’impegno fino in fondo e, ancora nei primi giorni di riprese, avevo il timore che qualcuno ci mollasse prima della fine. Invece Francesca e Alessio sono stati incredibili per impegno e disponibilità. Anche in fase di ripresa volevamo che la macchina cinema fosse la più discreta e agile possibile per lasciare agli attori la massima libertà. Con Luca Bigazzi abbiamo deciso di girare, a parte qualche necessario rinforzo nelle notturne, senza luci aggiuntive e con macchina a spalla per poterci adattare noi al modo degli attori di occupare lo spazio spontaneamente. Abbiamo inoltre optato per il super 16 , perché capace di assorbire i forti contrasti di luce tra interno ed esterno. Tutto questo per raccontare una storia di adolescenti dove gli adulti non ci sono o sono al di “fuori”, avvertiti come minaccia o come portatori di regole e consuetudini da rispettare. Qui sono quelle della camorra che minaccia e blandisce e con le quali a gradi diversi è costretto a fare i conti chi continua a scegliere di vivere in questa città.” Leonardo Di Costanzo

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