Generazione 1000 euro, innamorati folli che imbrattano i muri con scritte trasudanti il mal d'amore, lucchetti appesi, testimoni di attrazioni destinate a durare per l'eternità - almeno quella cinematografica ; questi sembrano essere i giovani di celluloide: stralunati, peccaminosi, innamorati o belli e maledetti. Il cinema italiano spesso costruisce un universo giovane, caratterizzato da cliché e figure piatte, stereotipate, senza profondità, né amore per questa generazione.
Il Premio Sergio Amidei di Gorizia, ha presentato diversi titoli in cui quest'età è raccontata in maniera meno superficiale, disvelando quel groviglio di emozioni che è proprio di questi anni. Forse il film che meglio esprime questa inversione di marcia è l'opera prima di Alessandro Comodin, L'estate di Giacomo, film tra il documentario e la fiction, tra la realtà e la fantasia, in cui due anime belle e in fase di maturazione si incontrano e si spogliano, mischiando l'handicap fisico di Giacomo (la sordità) con quello emotivo di Stefania (le sue timide chiusure). I protagonisti vivono palpiti e pulsioni proprie della loro stagione, ma non ne esce affatto un teen drama in cui in una giornata di mare tutto si consuma; i due ragazzi si dicono tutto, scoprono il piacere e il corpo dell'altro, appoggiandosi reciprocamente. Ciò che rende così speciale - e capita poco spesso nella cinematografia italiana contemporanea - il film del regista friulano è la sua capacità di creare un rapporto di fiducia tra noi e loro, e lo fa a poco a poco, fin dal pedinamento iniziale - in cui noi li vediamo di schiena - quando sia lo spettatore che lo stesso Comodin, seguono i due e si perdono con loro nella folta vegetazione per arrivare all'acqua e lì viviamo la loro emozione, trasformandola spesso in commozione. Come Giacomo compie un viaggio in se stesso, nell'altro e nel mondo, riscoprendo suoni nuovi e meravigliosi, così anche Luca che per certi versi è il tipico coatto romano, sbruffone e rozzo quanto basta , protagonista di Scialla! (stai sereno), primo film di Francesco Bruni nei panni di regista, si evolve e si responsabilizza, si lascia plasmare e levigare da quel padre/professore che gli insegna di Achille ed Enea, delle declinazioni latine e la cura di un'altra persona. Anche se il film di Bruni molto spesso cade nell'esasperazione e nell'eccesso, ci consegna comunque una coppia riuscita in cui la flemma apatica di Bentivoglio si amalgama bene alla genuinità irruente e vitale di un giovane dai buoni sentimenti. È stato presentato, durante le serate, anche il cortometraggio di Alfredo Covelli, vincitore del Premio Collio, Nonna si deve asciugare. La lettura del testamento di una vecchia partigiana smuove gli equilibri della sua famiglia. Mentre i familiari si scannano e mettono a soqquadro la casa alla ricerca della chiave che apre la porta del paradiso, il nipote, inconsapevole di fronte al cadavere della Nonna è l'unico ad accarezzarla con sguardo amorevole, a tenerle compagnia in quella vuota stanza, a richiamarla alla vita; è l'unico che si salva in quella casa, ricca di vizi e amoralità, il solo ad avere uno sguardo pietoso, l'unico che capisce tutto pur non avendo gli strumenti e l'età per farlo.
Questa serie di film ci guida alla scoperta di una generazione, affascinante, ricca di sorprese, piena di storie da raccontare, ora comiche, ora tragiche, specchio di un'Italia giovane, che può essere fastidiosa e irritante, ma anche delicata e poetica, comunque, in ogni caso, reale.
Eleonora Degrassi
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