"Agnus Dei" è un breve film molto personale e intimo, una lettera scritta con le immagini e le parole dellautrice, Karine de Villers, per rispondere ad una singolare richiesta del padre, deceduto durante la sua realizzazione.
Durante la malattia luomo le confessa di aver subito da adolescente un abuso da parte di un monaco allinterno di un collegio, e le chiede di realizzare un film sullaccaduto, non per desiderio di vendetta o di denuncia, ma per affrancarsi da quel ricordo tristemente nascosto fino a quel momento.
La figlia in un primo momento accoglie la richiesta, ma presto si accorge che evidentemente si tratta di filmare qualcosa di irrealizzabile, quellangoscioso segreto ovviamente la scuote in prima persona, e diventa impossibile poterne parlare oggettivamente, prendendone le distanze.
Lunica linea narrativa del film mostra il sopralluogo dellautrice nel luogo incriminato, il collegio oramai in disuso (non quello vero, ma un luogo che simbolicamente lo rappresenta), che pare abitato da echi di funeste presenze.
Per il resto il film procede col montaggio di immagini, girate dal co-regista e operatore Mario Brenta, che esprimono concettualmente un forte disagio nei confronti del sacro, dei suoi luoghi e delle sue icone, nei confronti della legge, che anche quando è correttamente applicata non rende giustizia a chi subisce i torti, e infine nei confronti della natura e della morte stessa, che si approssima senza possibilità di redenzione.
Ma sono soprattutto le immagini a mostrare questo disagio del non poter raccontare un fatto troppo intimamente drammatico, e anche linserimento di materiali darchivio che mostrano eventi naturali catastrofici non fanno altro che accentuare la loro natura frammentata, decostruita, dissolta. Sono immagini che raccontano esse stesse limpossibilità di restituire la memoria.
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