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Gianfranco Pannone: "Il panorama del documentario italiano degli ultimi anni è quello di una grande ricchezza e vivacità"

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Questa mattina nel cortile di Palazzo Gradari, Gianfranco Pannone, accompagnato da Marco Bertozzi e Giovanni Spagnoletti, ha presentato un libro che raccoglie 10anni dei suoi interventi intitolato "Doc Doc". Il libro raccoglie interventi molto eterogenei, da quello sulla seconda edizione del Grande Fratello alla scomparsa di De Seta, alla vittoria di Michael Moore a Cannes. Si sofferma in particolare su quest'ultimo, raccontando che dopo quella vittoria ricorda di aver provato due stati d'animo ben distinti: prima un momento di felicità, poi la necessità di farsi delle domande sull’idea diffusa di documentario. Il libro offre quindi una grande varietà di agganci, orizzonti, piani da cui emerge la grande vitalità del documentario in Italia nell’ultimo decennio. Vitalità confermata dallo stesso Pannone: “Il panorama del documentario italiano degli ultimi anni è quello di una grande ricchezza e vivacità, forse un po’ confusa, in ordine sparso, fatta di grandi sacrifici e piccoli budget, eppure con un ruolo decisamente importante in Europa, basti pensare ad autori che si sono affermati anche all’estero come Pietro Marcello e Stefano Savona. In Italia ci si è interrogati poco su quale sia il piano giusto per avvicinarsi alla realtà, mentre in Francia c’è sempre stato un dibattito intenso e un confronto serrato tra teoria e pratica.” Uno dei punti critici emersi dal confronto tra l’autore e i due interlocutori è stato quello dell’autoreferenzialità come rischio forte, da evitare, anche se Pannone invita a fare delle distinzioni: “L’autoreferenzialità è inevitabile in qualche modo, quando non è un puro citarsi è invece uno stare dentro le cose, significa essere testimoni, da dentro”. Riguardo il libro invece il direttore artistico Giovanni Spagnoletti ha avvertito i lettori: “Non aspettatevi facili pianure in questo libro, paesaggi piani, qui dentro ci sono tutti i picchi e le discese tipici del procedere di Pannone”. Di questo andamento ondulato, di questo muoversi anche tra registro alto e basso lo stesso Pannone ha dato una testimonianza leggendo una lista composta prendendo a prestito il “quelli che…” di Jannacci, con frasi come: “quelli che… io gli autori li farei tutti fuori…la gente vuole cose semplici!”; “quelli che…lo giro alla francese, è statico e rigoroso, così i festival di sicuro lo prendono”; “quelli che… divento esperto di documentari così trovo finalmente un po’ di spazio”; “quelli che… non mi fanno fare il film ed allora intanto giro un documentario”.

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