Jane Weiner è stata a lungo amica e allievo del filmaker britannico Richard Leacock, uno dei padri del Direct Cinema. A lui ha dedicato "Ricky on Leacock", documentario la cui lavorazione ha richiesto 38 anni, una conversazione sul cinema che affronta le idee sulla tecnica e sul messaggio dell'autore, e che lo vede nel tempo dialogare con altri grandi del cinema d'autore, come Jean Rouch e Jonas Mekas.
"Ho conosciuto Richard nel 1972", ha raccontato l'autrice al Biografilm 2012 prima della proiezione. "Ero ancora una studentessa e mi sono presentata a lui per cercare di capire cosa dovessi fare per intraprendere questo mestiere: avevo letto un articolo su quanto fosse stato importante il suo lavoro nel rendere il documentario più "accessibile" a tutti, passando dalle cineperese a 35mm a quelle a 16mm, molto più maneggevoli".
"Ho preso la macchina per andarlo a conoscere, e lui mi ha detto che se volevo fare film dovevo iniziare a "fare film". Allora presi la cinepresa e la girai verso di lui, iniziando a riprenderlo: mi diede due regole sole, una era di usare l'equipaggiamento più semplice possibile, e l'altra che non avrei mai dovuto fare domande ai miei protagonisti. Così ho iniziato, ho raccolto moltissimo materiale e ora sono qui, dopo 38 anni di lavorazione".
"Ricky on Leacock" è un documento straordinario e unico che ripercorre la carriera del documentarista, che lo vede invecchiare nel fisico (è morto nel 2011 a 90 anni) ma mai nello spirito, sempre alla ricerca di un modo più semplice, economico e immediato di riprendere la realtà (vederlo giocare da ultraottantenne con le videocamere digitali moderne, con gli occhi lucidi per l'emozione, vale da solo la visione).
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