Banishanta, "luogo di pace", è una piccola isola situata nel sud del Bangladesh. I cambiamenti climatici in atto la distruggeranno in pochi anni, a causa dell'innalzamento delle acque in una zona di soli 15 metri sul livello del mare. Eppure per gli abitanti dell'isola questa sembra una cosa secondaria, poichè la prima preoccupazione è quella di sopravvivere alla povertà. Per questo le donne del paese "sfruttano il loro corpo" per procurarsi i soldi per vivere, tanto che ormai Banishanta è diventata una vera e propria "isola del sesso". Questa è la realtà raccontata da Giovanni Giommi in "Bad Weather", documentario coprodotto da Germania e Gran Bretagna con il sostegno del Programma Media dell'Unione Europea.
Con uno stile efficace, il regista, immortala uno spaccato sociale ed ambientale "fuori dal mondo". Le immagini dell'acqua, che incombe minacciosa verso l'isola, si "mescolano" a quelle delle donne che ogni giorni attendono le barche dei "turisti del sesso" per abbordarli davanti agli occhi dei loro bambini e dei mariti consenzienti. Le lavoratrici del sesso cercano, comunque, di rivendicare la loro dignità ed i loro diritti sociali, oltre che svolgere il difficile compito di madri e mogli. Giommi non invade mai gli spazi privati della comunità con la sua telecamera, anzi l'allontana sempre nel momento dell'entrata in casa di un cliente, ampliando la visione all'area circostante e spostando l'attenzione sull'imminente disastro ambientale.
Uno dei più grandi pregi di "Bad Weather" è l'uso delle inquadrature, che spaziano dai primi piani alle vedute aeree con un'immagine sempre "pulita" e "precisa", tipica delle migliori produzioni internazionali del momento.
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