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COSMOPOLIS - Una vita senza principi

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Visionario, paranoico, sibillino, i soliti aggettivi per il film di David Cronenberg. Non gli ultimi, più realistici e magari discutibili su piani cinematografici (A dangerous method, La promessa dell'assassino), ma sicuramente più riusciti e concreti di "Cosmopolis". Tratto da un romanzo di Don DeLillo, il film è un viaggio attraverso New York, a bordo della limousine di un giovane miliardario, Robert Pattinson, che durante l'intera giornata in auto, analizza la sua vita, metafora della situazione del mondo, in compagnia di vari e momentanei ospiti. Nulla cambia sulla situazione storica del miliardario, sempre angosciato, alcolizzato, sessuomane e impegnato ormai solo a trovare nuove paranoie per movimentare la vita, troppo noiosa quando, a ventotto anni, tutto è a portata di mano. Ok, beato lui, ma perché dar peso alle sue analisi sul presente e sul futuro del pianeta e dell'umanità? Uno così non miliardario vivrebbe in una stanza con le pareti imbottite, e forse la sua limousine iper tecnologica non è altro che questo. E il senso della storia, il colpo di genio idi Cronemberg, è proprio lì: l'umanità è in mano alla finanza dei capricciosi multi miliardari che altro non sono che dei pazzi da rinchiudere. Se in Life Without Principle di Johnny To, le sorti economiche e finanziarie della terra finivano per caso nelle mani di un gangster di quartiere da strapazzo, in Cosmopolis dipendono dalle bizzarrie di un miliardario che, dopo aver messo in pratica teorie di equilibrio naturale sui movimenti di mercato, ora rischia la rovina per non aver colto anche l'asimmetria della natura.

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