La montagna racconta, anche senza bisogno di parole: questo il presupposto di partenza de "L'Oro Bianco e altri racconti", documentario di Lorenzo Apolli presentato nel concorso internazionale del 60° Trento Film Festival.
"Nemmeno il trascorrere del tempo con i cambiamenti che porta con sé determina qualche diversità, qualche autentico mutamento": si chiude con queste parole la presentazione del documentario, e dopo aver visto le tante immagini mostrate (case in rovina, i guardini di uno sbarramento idroelettrico, il cielo...) se ne capisce il senso.
Lorenzo Apolli porta la sua telecamera a quota 3.000 per filmare le tante storie che quotidianamente vi si possono scoprire: la scelta di non utilizzare una colonna sonora ma di affidarsi ai rumori della natura è molto evocativa, e permette allo spettatore una sospensione della realtà che per i 25' di durata lo portano a "sentirsi" in quei lidi, anche se forse si può ritenere una soluzione un po' estrema.
Qualche preziosa immagine di repertorio arricchisce il filmato, a cui si può imputare la mancanza (almeno) di qualche scritta che ne spiegasse obiettivi e contesto. Inquadrature curate e scenografie naturali uniche, invece, sono uno dei suoi maggiori pregi.
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