Sembra davvero un mondo a parte, fermo nel tempo e non intaccato dalle modernità quello descritto da Francesca Balbo nel suo documentario "Cadenas".
Parla della tratta di ferrovia che in Sardegna si snoda nella splendida campagna isolana, tra la Trexenta, il Campidano e il Gennargentu, su cui corre "un treno senza tempo, il cui passaggio è salutato da piccoli puntini gialli che agitano una paletta verde e rossa, le guarda-barriera", come recita il pressbook. Un lavoro portato avanti da generazioni solo da donne, che lo tramandano alle loro figlie e nipoti.
Bloccano il traffico al passare del treno (su cui spesso non ci sono viaggiatori), vigilano sui rari incroci di locomotive e auto (ma più spesso trattori o macchine agricole) su strade secondarie, poco battute ma comunque importanti. Sono le donne intervistate da Francesca Balbo, che le accompagna nelle loro giornate con la telecamera, prendendo il ritmo del loro lavoro fatto di lunghe attese e di attenzione costante.
Un lavoro apparentemente banale quello delle "guarda-barriera", che però totalizza le loro vite, costringendole a far ruotare tutto intorno agli orari dei passaggi ferroviari.
Giorno dopo giorno, tra ritardi e modifiche, tra un saluto di rito al capotreno e lo sguardo costante all'orologio: "Cadenas" ha il pregio di portare alla luce un mondo sconosciuto che merita attenzione, di farlo con delicatezza e costruendo un rapporto intimo con le sue protagoniste, impegnate in un lavoro meccanico, poco valorizzato e fuori dal tempo. La minacciosa modernità (il passaggio a livello!) è alle porte.
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