E' un ritratto del giovane Pier Vittorio Tondelli, descritto nella sua Correggio, quello raccontato da Enza Negroni nel documentario "Lo Chiamavamo Vicky", prodotto da Pulsemedia. Il titolo prende spunto dal soprannome che gli amici e parenti di un tempo avevano coniato per lo scrittore emiliano nel suo periodo della gioventù. Ad evocare la figura di Tondelli, sono proprio loro: Celestino Pantaleoni, Giorgio Bonaccini, Giulio Tondelli, Giuliana Tondelli, Aldo Tagliaferri e Nino Nasi, con la rilettura di brani dello stesso autore, metre sul video scorrono le immagini in bianco e nero degli anni di formazione dai suoi primi articoli in varie riviste correggesi dell'epoca al romanzo desordio Altri Libertini del 1980. "Lo Chiamavamo Vicky", infatti, è un'opera sincera, realizzata con rispetto, sulla figura dellintellettuale, morto nel 1991, a trentasei anni, per Aids.
Enza Negroni racconta il Tondelli più intimo e forse più sconosciuto con una coralità di voci ed immagini, che rendono giustizia ad uno degli scrittori più controversi del '900. Da questo ritratto esce la figura di uno scrittore in erba già maturo, che proseguiva dritto per la sua strada letteraria, senza farsi "incarcerare" da logiche di mercato e da falsi moralismi. Il documentario si può definire una ricognizione spazio-temporale sulla vita e sui luoghi cari all'autore di Correggio, evocati dalle contrapposizioni di immagini in bianco/nero e a colori. A rendere ancora più suggestiva la narrazione, le musiche "psichedeliche" realizzate da Andrea Dalpian, che sembrano rispecchiare appieno il pensiero del protagonista negli anni in cui era intento a "scrivere il romanzo/inventario dei miti generazionali".
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