Quando sono salita sul treno il tempo si e dilatato, lo spazio si e aperto.
Quando mi sono fermata con le guarda-barriera, il tempo e diventato un interstizio tra i passaggi del treno e lo spazio e stato costretto tra due catene.
Sardegna, quella dove non ce il mare. Un luogo sconosciuto, una lingua sconosciuta, la natura che ti riempie lo sguardo non appena esci dal centro abitato.
Ho incontrato per caso le ragazze della Ferrovia, seguendo le tracce di un servizio fotografico pubblicato in una rivista. Mi sono ritrovata a Mandas, 50 chilometri a nord di Cagliari, un centro che fino alla meta degli anni 70 era un importante snodo tra i treni delle Ferrovie della Sardegna: partivano da qui le diramazioni per Arbatax e per Sorgono. Molte famiglie di ferrovieri abitavano in questo piccolo paese, i viaggiatori si fermavano nelle locande e mangiavano nelle osterie, leconomia del territorio correva sulle stesse rotaie del treno.
Mandas e stata una delle tappe del viaggio in Sardegna dello scrittore D.H.Lawrence, partito con la moglie da Cagliari e diretto a Sorgono, nel 1921. Ha raccontato quel viaggio in un libro, Mare e Sardegna, in cui viene raccontato come
a un passaggio a livello, la donna che lo custodiva si precipitò fuori energicamente con la sua bandiera rossa.
Oggi della potenza del treno rimane solo la memoria. La ristrutturazione aziendale ha portato negli anni alla dismissione di quasi tutti i rami della linea ferroviaria, a favore del trasporto su strada. Restano solo pochi monconi di quella che era una rete capillare nata per collegare i paesi dellinterno con la costa e quindi con il continente, binari che si attorcigliavano su per le montagne e correvano fino al mare.
Il passaggio a livello e un luogo magico, compare allimprovviso dietro una curva, o nascosto tra le piante, oppure in cima alla montagna. In quasi tutti esiste ancora la vecchia casa cantoniera, ormai diroccata e inagibile, che tuttavia rimane lunico riparo nelle giornate di tempesta.
Ho conosciuto le donne che custodiscono i passaggi a livello. Custodire e il verbo che usano per raccontare il loro lavoro: hanno la custodia della nostra sicurezza, sono loro che devono fermare il traffico con una catena, la chiudono mentre passa il treno e la riaprono quando e tutto finito. La catena che le costringe in quei luoghi remoti per lunghissime ore, aspettando che passino i pochi treni che trasportano pochi viaggiatori.
Raccontare le guarda-barriera della Sardegna significa raccontare una normalità complicata in cui la giornata si compone come un puzzle, cercando ogni giorno di mettere insieme i pezzi giusti. La loro forza e pari soltanto alla loro tenerezza.
Francesca Balbo
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