Come hai avuto l'idea per la realizzazione de "Il Grande Macedone"?
Renato Giugliano: Ho conosciuto il protagonista del film, Dejan Zafirov, durante un mio viaggio di ricerca in Macedonia. Stavo preparando la realizzazione di un altro documentario (Such a Game) e, per una serie di coincidenze e grazie al sito di couchsurfing, Dejan mi ha ospitato a casa sua per una settimana. Solo dopo tre giorni ho scoperto che indossava una protesi al posto di una gamba, solo allora ho iniziato ad incuriosirmi e chiedere spiegazioni. Dejan è una persona discreta e disinvolta, vive con serenità il suo "handicap" e non si abbatte mai, anzi, sembra sempre avere una carica superiore agli altri.
Che tipo di rapporto avevi con i tuoi protagonisti e quale è diventato ora?
Renato Giugliano: Siamo diventati subito amici, mi ha aiutato tantissimo con il mio altro documentario, portandomi in giro per il Paese, organizzandomi interviste ed incontri, presentandomi i suoi amici. Quando alla fine sono ripartito per completare il mio giro, siamo rimasti in ottimi contatti via internet e, diversi mesi dopo, mi accennò della sua idea.
Quanto tempo hai impiegato per la realizzazione del documentario, dallidea alle riprese?
Renato Giugliano:E' accaduto tutto molto in fretta. Dejan mi dice che ha una idea, un sogno nascosto da almeno 4 anni, da quando quel maledetto incidente gli ha portato via una parte di vita per offrirgli un nuovo mondo, strano, diverso e più complicato, ma non privo di gioia e soddisfazioni: Dejan voleva sentirsi pronto, tornare "in forma" e ripartire. "Pensavo di tornare in Francia... (è lì che avvenne l'incidente -ndr), magari potrei passare dall'Italia a salutarti... vengo in bici... ... ... (mio silenzio) (poi...) -in... bicicletta?" Sì. Dejan Zafirov aveva deciso di provarci: senza un soldo, senza una bicicletta "vera" ma solo una citybike rimediata da amici, solo, con una gamba artificiale ed una cartina dell'Europa si è messo in strada ed ha percorso 2000 km per dimostrare a se stesso (e al mondo) che un'altra vita è possibile e niente può fermare lo spirito libero e determinato di un uomo; che il concetto di "limite" è solo una definizione che ci imponiamo da soli, che una avventura rende più forti e ricchi, che nella vita quello che conta sono le sfide che si è accettato, che si guardano film in cui le cose sono complicate perchè a nessuno piace un protagonista dalla vita semplice e comoda...
Dejan ci insegna tanto in poco tempo. E' passato da Bologna in un pomeriggio d'estate, abbiamo visitato la città, comprato alcuni pezzi di ricambio per la bicicletta e la mattina dopo è ripartito, alle 4 e mezza, perché in estate fa presto caldo. Io e la mia squadra l'abbiamo seguito, per soli due giorni, attraverso la Val di Ceno e giù verso la Liguria, cercando di capire la difficoltà della sua "prova". Era il 2009, poi il lavoro e tanti impegni mi hanno allontanato dal "girato" e solo nel 2011, in primavera, sono riuscito a terminare il montaggio di questo documentario, la storia di "UN" Grande Macedone.
Questo documentario lo hai autoprodotto o hai trovato un produttore?
Renato Giugliano: Il film è assolutamente autoprodotto e, tra i suoi obiettivi, c'era proprio quello di aiutare Dejan Zafirov a farsi conoscere, a far parlare di sé e della sua convinzione, a far capire e dare un esempio a quei tanti uomini e donne cui la vita è cambiata e che, soprattutto all'inizio, non riescono a vedere un futuro possibile, una gioia o la possibilità di riprendere a vivere come se niente fosse mai successo. Dejan è anche questo, la prova che tutto si può fare. Dopo questo suo primo viaggio infatti, ha recuperato qualche piccolo fondo ed uno sponsor, sufficiente a fornirgli una bicicletta nuova e dei biglietti aerei: ha già attraversato Cile e Argentina poi è stato in Cina e negli Stati Uniti d'America, al momento sta preparando gli ultimi due viaggi, a completamento della sua "simbolica" missione: attraversare il mondo in bicicletta sventolando la bandiera della piccola Repubblica di Macedonia.
Rispetto al tema del film, qual era il tuo punto di vista prima di realizzarlo e come eventualmente è cambiato in corso di realizzazione e dopo?
Renato Giugliano: E' cambiato il mio punto di vista sul disagio fisico, avevo sempre sentito parlare di "grandi e coraggiosi" uomini e donne, avevo visto in tv tanti esempi, foto e documentari, ma conoscere personalmente e passare del tempo con una persona così è qualcosa di diverso e speciale. Dejan dona energia e voglia di fare, ti fa sentire piccolo e debole, senza nemmeno il diritto di essere stanco o avere paura di qualcosa. Dejan ti dà tanto, basta osservarlo nelle piccole cose, mentre cucina, mentre si veste o ripara la bicicletta, mentre fa meditazione o si "cambia" la gamba.
Obiettivo. Il film è finito e, con grande soddisfazione mia e di Dejan, è stato selezionato in concorsi ufficiali come LISTAPAD (Minsk, Bielorussia), Sarajevo Winter Festival (Bosnia Herzegovina) e Sportfilmfestival (Palermo - vincitore premio speciale INAIL). Quello che però sarebbe una giusta "prossima tappa" è poter partire con lui e accompagnarlo nei due prossimi viaggi, Australia e Nord Africa, per completare il cammino con lui, vedere la crescita che ha fatto in questi 3 anni, capire i suoi sforzi e cercare di capire quale sarà la prossima direzione che prenderà. Ma per far questo serve un budget...
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