Quanto può pesare un pregiudizio e la paura della diversità? Fino a quando ci si può fidare del prossimo?
Sono alcuni degli interrogativi che si pone "L'arrivo di Wang", ultimo lungometraggio dei Manetti Bros. che, pur restando nell'ambito del cinema di genere, tenta di affrontare tematiche universali e, senza dubbio, di grande attualità.
Una giovane interprete di cinese viene contattata da sedicenti agenti dei servizi segreti per un incarico importante: serve con urgenza una traduttrice simultanea per un interrogatorio delicato, ma sull'identità di questa persona nulla può essere rivelato.
In un crescendo di tensione ben calibrato, si scoprirà che il misterioso signor Wang è un alieno giunto sulla Terra per conoscerne gli abitanti e avviare un interscambio culturale. Ma l'agente Curti, Ennio Fantastichini, che conduce l'interrogatorio con metodi poco ortodossi, si rifiuta di credergli, ingaggiando con Wang un estenuante faccia a faccia. Di tutt'altro avviso è però Gaia, Francesca Cuttica, ragazza ingenua e un po' naif, fermamente convinta delle pacifiche intenzioni della strana creatura. L'epilogo ribalterà la situazione e, manco a dirlo, andrà tutta a svantaggio dei presunti normali.
Al di là del concept del film, non particolarmente originale, il lavoro dei Manetti Bros. ha i suoi pregi: ben girato e con un buon ritmo a dispetto di un'azione che si svolge quasi esclusivamente in una stanza per gran parte del film, "L'arrivo di Wang" presenta un innovativo uso della computer grafica. La creatura del film è stata infatti interamente realizzata durante un processo lungo ben un anno e mezzo dal team della Palantir Digital, gruppo formato da giovani videomaker e professionisti di animazione 3d ed effetti speciali.
"Con questo film ha dichiarato Marco Manetti crediamo di aver realizzato qualcosa di unico in Italia, e decisamente all'avanguardia. Gli effetti speciali di altissima qualità che sono stati utilizzati non hanno precedenti nel nostro Paese".
Ad illustrare le fasi di lavorazione che hanno permesso di creare il personaggio di Wang è stato Simone Silvestri, leader del team della Palantir e supervisore degli effetti speciali:
"Si tratta di un processo estremamente lungo, fatto non solo di tecnica ma anche di molta, molta creatività. Si parte dal concept del personaggio che si vuole realizzare; poi, si procede con la modellazione, ovvero la rappresentazione grafica di un oggetto tridimensionale, e con il rendering che consente di illuminare la figura; il texturing permette di conferire alla figura dettagli ulteriori". Un ruolo-chiave è poi rivestito dall'animatore, cui spetta il difficile compito di dare vita alla figura, qui impegnata a interagire con attori in carne e ossa, e Davide Maugeri, giovanissima new-entry della Palantir e alla sua prima esperienza lavorativa nel campo della produzione cinematografica, è stato l'artefice di gran parte di questo mirabile lavoro.
Un esperimento, quello dei Manetti, che dimostra come l'industria degli effetti speciali sia in crescita anche nel nostro Paese, e che lascia presagire un incremento del suo utilizzo anche all'interno di realtà non esclusivamente legate al cinema di genere.
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